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Freda (Estée Lauder) & co: il business della bellezza parla italiano L’Economia gratis lunedì

di Alessandra Puato

Freda (Estée Lauder) & co: il business della bellezza parla italiano L'Economia gratis lunedì

C’è un’Italia che guida aziende estere esplosive per efficacia sui mercati economico-finanziari e un’altra Italia che deve fare i conti con la forbice fiscale sul mercato del lavoro. La prima è quella di Fabrizio Freda, napoletano, 62 anni. Amministratore delegato di Estée Lauder dal 2009, ritenuto uno dei manager più stimati (e pagati) di Wall Street, ha portato il colosso della bellezza ai record, scrive L’Economia del Corriere della Sera in edicola domani gratis con il quotidiano, che gli dedica la copertina. In dieci anni il fatturato è più che raddoppiato da 7,3 a 14,9 miliardi di dollari e i profitti per azione sono saliti di sette volte. Ricetta: spingere sui mercati emergenti per conquistarne la middle class e circondarsi di Millennial per non finire soffocati da Internet. «Credo che essere italiani insegni molto in fatto di cultura, bellezza e saper vivere — dice —. E che questi valori siano spendibili per eccellere in molti campi». Potenzialità che spesso si scontra con l’altra Italia: quella delle disparità fiscali, che penalizzano le buste paga dei dipendenti e la crescita dell’economia.

È il grande tema dell’Irpef, l’imposta di reddito sulle persone fisiche che sull’Economia Ferruccio de Bortoli affronta, mentre il governo si prepara a discutere le modifiche per ridurre il cuneo fiscale, cioè la differenza fra quanto un lavoratore guadagna e quanto costa fiscalmente all’azienda. Sintesi del ragionamento: tagliamo l’Irpef, ma la busta paga cresca davvero.

«Non è un problema di numero delle aliquote. Ciò che conta è l’aliquota marginale effettiva, la risposta all’ovvia domanda di ogni contribuente: quel è il mio reddito effettivo netto all’aumentare dei miei guadagni lordi?», scrive de Bortoli. E suggerisce a lato di un’Irpef più leggera una rimodulazione delle aliquote Iva, visto che «il tartufo è al 5%», sdoganando l’idea di «qualche aumento» se accompagnato dall’«attenzione ai consumi più popolari».

È chiaro che, nell’industria, c’è quella che va e quella che frena. E i casi contrapposti d’attualità sono qui il tandem Fincantieri-Leonardo e Atlantia. Le due aziende di Stato hanno appena messo a segno due colpi, è il caso di dirlo, nella Difesa: la prima annunciando la joint venture Naviris con i francesi, la seconda vendendo elicotteri all’America di Donald Trump. Dove entrambe vogliono ora espandersi: la carta segreta si chiama alleanza e gli stabilimenti in loco potranno fare il resto. Al contrario, per la società di Autostrade si prospetta la caduta dell’impero: futuro grigio anche per i 17 mila risparmiatori che hanno sottoscritto il suo bond, se i soldi per rimborsarlo non ci saranno.

Fra i personaggi, L’Economia racconta Reed Hastings, il fondatore di Netflix. E fa parlare Francesca Bellettini, altra italiana che ha fatto crescere un big estero, Yves Saint Laurent. La sua formula: accelerare, non tagliare i costi. Mentre in Italia Patrizia Grieco, presidente dell’Enel e del Comitato per la Corporate governance, scrive ai manager di Piazza Affari perché svoltino verso una sostenibilità vera.

Nella sezione Patrimoni, i nuovi rincari dei conti correnti con la classifica delle banche più solide e convenienti.

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