Gilles Villeneuve, giovane per sempre
Gilles Villeneuve è morto l’8 maggio del 1982, aveva 32 anni che sono meno della metà dei 70 che avrebbe compiuto il 18 gennaio 2020. È uno di quei piloti entrati nel mito per il loro essere piloti, per il modo in cui correva. Lo chiamavano «l'aviatore» per quegli incidenti in cui la sua Ferrari era come decollata dopo un urto.
Anche l’incidente fatale, quello a Zolder, in Belgio, era con la Ferrari, la macchina con il numero 27 con la quale aveva incantato i tifosi. I meccanici, vedendolo la prima volta in pista, pensarono che Enzo Ferrari non avrebbe mai preso quel pilota canadese che non faceva altro che testacoda. Invece il Drake si innamorò di quel modo di guidare ardito.
«Se mi vogliono sono così, di certo non posso cambiare: perché io, di sentire dei cavalli che mi spingono la schiena, ne ho bisogno come dell'aria che respiro». Una filosofia di vita che non comprendeva l’arrivare secondo. Appena sei vittorie in gara, in F1, ma gare e duelli indimenticabili. «Non ho nessuna intenzione di vincere il campionato del mondo piazzandomi terzo o quarto tutte le volte. Pretendo di essere sempre il migliore, in tutto. È nel mio carattere. Non m'interessa una posizione da comprimario».
Si racconta che sfidò il compagno Jody Scheckter in autostrada da Montecarlo a Maranello. Fermato dalla polizia disse «Sono un pilota Ferrari, sono pagato per andare forte e voi volete multarmi?». Figurarsi se si tirava indietro in pista dove trovava il limite e lo superava. Proprio Scheckter disse: «Se Villenueve potesse tornare indietro a vivere di nuovo la sua vita, penso che farebbe esattamente le stesse cose». La sua opera l’ha completata il figlio, Jacques, lui sì diventato campione del mondo di quella Formula Uno che, guarda caso, compie gli stessi settant’ anni che avrebbe avuto Gilles.
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