18 gennaio 2020 - 00:18

Craxi: cantanti, artisti e politici a Hammamet per l’anniversario della morte

Seicento persone sono volate in Tunisia per rendere omaggio all’ex leader del Psi. Fra loro fedelissimi che non lo avevano mai rinnegato e leghisti pentiti

di Monica Guerzoni, nostra inviata a Hammamet

Craxi: cantanti, artisti e politici a Hammamet per l'anniversario della morte
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Sono arrivati da tutta l’Italia, in aereo da Roma e Milano o in nave da Civitavecchia. Seicento persone, politici che non hanno mai smesso di dirsi socialisti, leghisti pentiti di aver agitato il cappio in Aula nei giorni drammatici di Tangentopoli, militanti e tanti semplici cittadini che si sono pagati il viaggio. Lucio Barani, senatore con Denis Verdini fino al 2018, ha portato un mazzo di garofani rossi da posare sulla tomba di Bettino Craxi e accoglie i nuovi arrivati con una battuta che racchiude il clima: «Anche voi in Terra Santa?».

Nostalgia, commozione, ricordi da consegnare ai giornalisti. Il cantante Eugenio Bennato non dimentica quando, da presidente del Consiglio, il segretario del Psi andò ad ascoltarlo in concerto: «Lo rividi anni dopo, era un leader decaduto eppure era sempre la stessa persona, con quella sua semplicità tipica degli uomini di cultura. Mi dispiace ancora oggi per il linciaggio che ha subito». Ugo Intini, già direttore dell’Avanti!, tiene i ricordi per sé e sciorina riflessioni politiche: «Ogni rivoluzione ha una pars destruens e una pars costruens. L’inchiesta di Mani pulite ha distrutto, ma non avendo un progetto non ha costruito niente. E così, buttata giù la Prima Repubblica, questo Paese è rimasto senza Repubblica».

Vent’anni sono passati e l’Italia ancora si interroga. Film, libri e la figlia dell’ex premier e leader del Psi che caccia indietro le lacrime: «Vent’anni sono un tempo sufficiente per fare una riflessione serena sull’opera e la figura di Craxi». I messaggi di Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia le hanno fatto piacere. «Basta dire due paroline, abbiamo sbagliato — commenta la senatrice di Forza Italia lodando il mea culpa degli eredi di Umberto Bossi —. Non è complicato». Il Pd invece l’ha delusa. Racconta di aver incontrato per caso Nicola Zingaretti e Goffredo Bettini e di averli invitati ad Hammamet. E loro? «Hanno balbettato qualcosa». È venuto Giorgio Gori, è vero, ma il sindaco di Bergamo non è in Tunisia in rappresentanza del Nazareno: «Sono qui a titolo personale, perché mi scocciava molto lasciare questa celebrazione ai politici di centrodestra. Non si buttano via le luci perché ci sono delle ombre». Pochi metri più in là, davanti alle telecamere, Stefania, la figlia del leader socialista (che ieri in una nota Silvio Berlusconi ha paragonato a De Gasperi) esalta l’Italia di Craxi rispetto «all’Italietta» di oggi e derubrica le inchieste, le tangenti e le condanne a «errori eventualmente commessi».

Latitante, come accusano gli esponenti del M5S, o esule, come vorrebbe la figlia? L’enigma ancora divide. Ma il tempo della damnatio memoriae può dirsi finito. A sera, nella villa bianca dove l’ex premier ha vissuto gli ultimi anni e dove Gianni Amelio ha girato «Hammamet» con Pierfrancesco Favino, gli amici di un tempo sostano davanti alle foto del leader. Ecco Margherita Boniver, Fabrizio Cicchitto, Carlo Tognoli, Claudio Signorile, Giulio Di Donato e tanti altri che non hanno dimenticato. L’azzurro Simone Baldelli strappa risate imitando Craxi e Verdini. Luigi Cesaro, l’ex deputato azzurro passato alle cronache politiche e giudiziarie come «Giggino ‘a purpetta», si dice emozionato come il giorno in cui lo vide per la prima volta: «Incuteva soggezione». Cicchitto bacchetta a distanza Zingaretti: «Per salvare la faccia poteva dire che gli ex socialisti del Pd come Gori e Del Basso De Caro sono ad Hammamet come delegazione del partito».

Tra i muri imbiancati a calce «Bettino» è ovunque. Nelle immagini in bianco e nero, nei ritratti alle pareti. Serata Craxi, in ogni angolo un pezzo di storia, in ogni capannello il morto e il vivo. La signora con i capelli bianchi è Anna, la moglie. «Mamma lasciatela in pace», aveva intimato Stefania aprendo le porte ai cronisti. La vedova dell’uomo politico che per molti è un simbolo del tragico epilogo della Prima Repubblica non ha mai lasciato queste mura. Accoglie tutti con calore, ma ai giornalisti consegna un rimprovero: «Smisi di leggere i quotidiani quando scrissero che in questa casa c’era la fontana del Castello sforzesco». E i rubinetti d’oro? Il tesoro di Craxi? Stefania, il fratello Bobo e i nipoti ci scherzano su («è nascosto in giardino, sotto le palme»), ma non certo con animo leggero. «A mio padre — è il leitmotiv della senatrice di Forza Italia — molti dovrebbero chiedere scusa».

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