16 gennaio 2020 - 10:51

Platone, la politica, le battaglie
all’Università: chi era Niccolò, caduto a causa di una buca e poi morto

Da rappresentante degli studenti a Lettere aveva ottenuto la porta automatizzata e la rampa per i disabili per accedere in facoltà. Il racconto degli amici

di Antonio Passanese

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A Niccolò Bizzarri , morto a Firenze lunedì sera dopo esser caduto a causa di una buca sul selciato, mancavano solo due esami per conseguire la laurea triennale all’università: «Avevamo scelto la sessione di luglio per laurearci», racconta commosso l’amico e compagno di studi Niccolò Petronio. I due, oltre a vedersi tutti i giorni in biblioteca o nelle aule di piazza Brunelleschi, si frequentavano anche al di fuori della facoltà: «Era venuto diverse volte a cena da me, e per farlo arrivare in casa dovevo prenderlo di peso insieme alla sua carrozzina. Stare con lui era un piacere, ti arricchiva umanamente e culturalmente».

Niccolò Bizzarri aveva frequentato il liceo Michelangiolo sviluppando un profondo interesse per la filosofia antica e la letteratura cristiana, per la figura di Gesù e per la sua incidenza sulla storia. I suoi discorsi erano «appassionanti e appassionati», e spesso «ci confrontavamo su questi temi anche se non sempre eravamo in accordo». Solo per citare un esempio tra molti, racconta Petronio, lo scorso settembre aveva anche cominciato a seguire un seminario settimanale sul Simposio di Platone con alcuni studenti di filosofia, approfondendo liberamente e con impegno anche questo testo. Dopo aver saputo della morte di Niccolò Bizzarri, l’amico si è subito attivato, con gli altri studenti del corso di Lettere antiche, per una petizione da inviare al rettore Luigi Dei: «Vorremmo che questa Università gli dedicasse un’aula o la biblioteca — continua l’amico — perché Nicco da rappresentante degli studenti si è impegnato con tutto se stesso per ottenere grandi risultati, che fino a qualche tempo fa sembravano irraggiungibili». Due fra tutti: la porta automatica per accedere nella sede di piazza Brunelleschi e la rampa per disabili posta prima dei tornelli. «Stava cercando di far trasferire le lezioni di filologia da Borgo degli Albizi a una sede più appropriata e accessibile perché lo scorso anno fu costretto a rimanere fuori dal corso a causa di un ascensore troppo piccolo per la sua sedia a rotelle».

Anche Melania conosceva bene Niccolò Bizzarri, anzi Nicco come lo chiama. «Nicco qui in facoltà era una presenza forte, si faceva notare. Lottava come un leone per i diritti di tutti, e aveva sempre una parola buona, un sorriso», dice abbassando la voce al pensiero di quanto accaduto. Poi sorride: «Sulla malattia ci scherzava su, e quando si arrabbiava con qualcuno, ma era molto difficile, diceva: “Stai attento che ingrano la marcia e ti investo con la mia super carrozzina elettrica”». Più volte, con conoscenti e amici, si era preoccupato dello stato in cui versava piazza Brunelleschi «non solo per sé ma anche per gli altri studenti disabili e per tutti quelli che ogni giorno arrivano in bici o in motorino». I residenti della piazza, ieri hanno lasciato un volantino di accuse contro il Comune: «La piazza è così da 20 anni».

«Commovente il suo modo di vivere la rappresentanza studentesca — ricorda Francesco Grazzini — Gli ero molto legato anche perché condividevamo la militanza in Lista Aperta (organizzazione studentesca vicina a Comunione e Liberazione, ndr). Bizzarri, lo scorso aprile, era stato eletto nel Consiglio del corso di studi in Lettere e da allora non aveva perso una riunione: «In Brunelleschi era un punto di riferimento, sempre sorridente, affabile, in movimento con la sua carrozzina fra le varie sedi del centro storico. Memorabile il suono del suo clacson con cui ci divertivamo nelle pause dallo studio». «Dai portinai che gli aprivano la barriera ai custodi, dai compagni di corso ai professori, tutti lo stimavano e lo salutavano — continua Grazzini — Nicco era una persona impegnata nella realtà in tutti i suoi aspetti, e questo è ancora più commovente considerando la fatica che, senza farlo mai pesare, doveva fare». Niccolò Bizzarri scriveva anche poesie da cui traspariva incertezza ma anche l’entusiasmo per il futuro: «Con il sole di domani vedrò tutto quel mondo che non ho certo cercato, assorto in inutili pensieri — è la sua poesia che i genitori hanno scelto per ricordare il ragazzo — Nel mattino torno a vivere per la grandezza di un altro giorno».

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