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Internet non è una droga. Ma può farti male lo stesso

Anche senza arrivare a parlare di dipendenza, gli effetti di un uso problematico del web possono essere deleteri. Parla Roberto Truzoli dell’Università Statale di Milano, che ha appena pubblicato uno studio realizzato su 285 studenti

di Chiara Di Cristofaro

3' di lettura

L’esistenza della dipendenza da Internet e dagli strumenti digitali è uno dei temi maggiormente dibattuti negli ultimi anni. Ma quello che emerge dalle ricerche più recenti è che, al di là del farne o meno una categoria diagnostica riconosciuta ufficialmente, quello che conta è capire dove e come iniziano gli effetti problematici per il singolo individuo. Vale la pena, quindi, capire cosa ci succede se le nostre giornate si svolgono per buona parte online, anche se i nostri comportamenti non soddisfano tutte le caratteristiche di una dipendenza.

Dipendenza: una diagnosi che non c'è per un realtà che già esiste
«Va fatta una distinzione importante – spiega il professor Roberto Truzoli dell’Università Statale di Milano – perché parliamo di dipendenza da Internet quando è compromesso il funzionamento della quotidianità. Anche se non è ancora riconosciuta come un vero e proprio disturbo nel DSM V (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, uno degli strumenti diagnostici per disturbi mentali più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo, ndr) vediamo in clinica casi di persone che di fatto presentano le caratteristiche di una dipendenza». E, come conseguenza, si isolano, non vanno a scuola o a lavorare, confondono il giorno e la notte, non si nutrono correttamente, rinunciano alle relazioni sociali.

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Quando l'uso di Internet deve preoccupare?
Se non parliamo di dipendenza, allora, cosa dobbiamo guardare? Le ore passate online possono non essere il parametro migliore, seppur utile. Meglio concentrarsi sugli effetti e sul contesto, come spiega bene la professoressa Barbara Forresi in questo articolo, «al di là delle questioni diagnostiche, più interessante è capire a quali bisogni e desideri risponda un aumento incontrollato del tempo e delle attività svolte online». Il professor Truzoli sottolinea infatti che «un uso problematico di Internet non è scevro da conseguenze anche gravi», anche se non rientra nella fattispecie delle dipendenze. Per esempio, per gli studenti universitari, queste conseguenze riguardano innanzi tutto la compromissione delle prestazioni nello studio: «Vediamo – sottolinea Truzoli – un aumento dell’impulsività, una compromissione delle attività di pianificazione, si controllo degli obiettivi, organizzazione del materiale, che sono importanti nell’implementare strategie di studio”. E, così, non superano gli esami.

Lo studio: per gli studenti più Internet uguale meno esami
La ricerca appena pubblicato sul Journal of Computer Assisted Learning e realizzata dalle Università di Milano e Swansea (Gran Bretagna) mette in evidenza gli effetti deleteri di un aumento del tempo trascorso online sulla capacità di organizzare lo studio, di lavorare per obiettivi, di apprendere. Non solo: con l’uso eccessivo di Internet si segnala anche un aumento dell’ansia e del senso di solitudine. Lo studio ha coinvolto 285 studenti di corsi di laurea di ambito sanitario, valutati sotto diversi aspetti: uso delle tecnologie digitali, capacità di apprendimento, motivazione, ansia e solitudine, che renderebbe ancora più difficile studiare. Il 25% del campione ha dichiarato di trascorrere più di quattro ore al giorno online, il resto da una a tre ore al giorno. Gli studenti vanno su Internet soprattutto per i social network (40%) e la ricerca di informazioni (30%).

Ansia e depressione, oltre alla percezione di solitudine
Ma non è solo la prestazione a subire gli effetti dell’uso eccessivo degli strumenti digitali. Ci sono anche conseguenze importanti sull’umore, come hanno mostrato in passato anche altre ricerche. «Dopo il troppo tempo trascorso online – spiega Truzoli che ha firmato la ricerca insieme ad altri colleghi – mostrano più segni di ansia e di depressione in un circolo che li riporta a tornare in rete e che diventa vizioso». Inoltre, in loro aumenta «la percezione di essere soli, anche se hanno amici. Sentono di non avere alcun supporto emotivo, ritengono che non ci sia realmente nessuno accanto a loro. Si crea e si amplia una situazione di vuoto emotivo-relazionale». Questa sensazione di solitudine rende ancora più difficile lo studio in quanto incide sulla percezione della vita universitaria.

Per approfondire:
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