Investe e uccide cognato a Brescia, il 28enne: "Volevo spaventarlo"

Lombardia
Foto di Archivio (ANSA)

"Non volevo ucciderlo", ha detto R.H., accusato dell'omicidio volontario di Omar Ghirardini dopo un litigio per futili motivi. Il gip ha convalidato il fermo e mantenuto la custodia cautelare in carcere per il rischio di reiterazione del reato e il pericolo di fuga

"L'ho inseguito in auto, volevo spaventarlo, ma non ucciderlo". Lo ha detto in carcere R.H., il 28enne rom accusato dell'omicidio volontario di Omar Ghirardini, sinti padre di sei figli ucciso nella serata di venerdì a Brescia dopo una lite al campo nomadi di via Borgosatollo con il suo assassino, che è anche il cognato. Dopo l'interrogatorio di questa mattina, il gip Lorenzo Benini ha convalidato il fermo e mantenuto la custodia cautelare in carcere per il 28enne. Secondo il giudice, sussistono infatti il rischio di reiterazione del reato e il pericolo di fuga.

La vicenda

L'omicidio era avvenuto in via Maggia. Da quanto si era appreso, R.H. era stato aggredito poco prima, insieme a due fratelli, dalla vittima che aveva usato un coltello per tentare di risolvere un litigio avvenuto all'interno di un campo nomadi per futili motivi (si era lamentato per il mancato invito a una festa). Dopo aver sfregiato i tre cognati, fratelli della moglie, il 35enne si era allontanato ed era stato seguito in strada da uno dal 28enne, che lo ha poi travolto in auto e ucciso.
L'avvocato Enzo Trommacco, legale dell'indagato, tenta di smorzare le tensioni, che si sono acuite in seguito all'accaduto. "Non è una guerra tra sinti e rom. Si tratta di una vicenda personale che non può e non deve coinvolgere le comunità", ha dichiarato. 

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