INTERVENTI

Il buon uso della Tassonomia per i progetti Green

di Luca Moroni

(Adobe Stock)

3' di lettura

Il mercato della finanza verde, con le recenti transazioni di Green Bond e le emissioni sostenibili, rappresenta una parte sempre più rilevante del mercato finanziario. Negli ultimi anni, è molto cresciuto e si è assistito a un record di emissioni, complici i tassi bassi e il forte interesse degli investitori istituzionali globali.
Oggi, tutte le aziende strutturate con strategie di sostenibilità nel loro business devono considerare nelle proprie decisioni di finanziamento questo tipo di strumenti finanziari. Tra le utility e le aziende energetiche, in particolare, l'innovazione tecnologica degli impianti e delle reti – con investimenti industriali e digitali che incidono sul miglioramento della sostenibilità sociale, ambientale ed economica – conduce a un maggior fabbisogno di risorse, in coerenza con gli obiettivi dell'Agenda ONU 2030.

Gli Investitori istituzionali, dal canto loro, hanno creato portafogli di investimento ESG e stanno seguendo questo segmento, avendo compreso che le organizzazioni che hanno come leva strategica la sostenibilità sono meno rischiose, più stabili, più efficienti nell'innovazione e più profittevoli.
A riprova di questa tendenza, in giugno un gruppo di esperti, su mandato della Commissione Europea, ha pubblicato un documento, la Tassonomia, che delinea i criteri di ammissibilità dei progetti che possono essere finanziati con Green Bond. Il documento, in fase di approvazione, è un punto di riferimento per rendere coerenti e comparabili, a livello europeo, le regole con cui selezionare progetti green oggetto di finanziamento.
La principale differenza tra emissioni “verdi” e obbligazioni o finanziamenti “sostenibili”, infatti, riguarda l'uso dei fondi. Nel caso dei Green Bond, i fondi sono destinati a finanziare progetti con precise caratteristiche di positivo impatto ambientale, come gli impianti che abbattono le emissioni di CO2 in atmosfera, investimenti che riducono il rilascio di inquinanti nei mari e nei terreni, o interventi per l'economia circolare. Nel caso delle emissioni obbligazionarie “sostenibili”, invece, si finanzia direttamente l'impresa che attesti il suo percorso nella sostenibilità, con indicatori misurali negli anni, come la riduzione dell'impronta di carbonio.

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Alcuni aspetti della Tassonomia, tuttavia, possono rappresentare elementi di criticità nel favorire il processo di transizione energetica e ambientale, per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione completa al 2050 (anno in cui è previsto, appunto, l'abbandono di fonti energetiche fossili per raggiungere emissioni “zero”), come condiviso nella Conferenza sul clima del 2015. Il più rilevante riguarda la mancanza di gradualità nell'applicazione degli obiettivi: il passaggio da tecnologie basate su fonti fossili a quelle più sostenibili, come rinnovabili e idrogeno, richiede infatti consistenti investimenti che permettano ai Paesi di essere autosufficienti. La Tassonomia prevede che, dalla data della sua approvazione definitiva, alcune tecnologie o tipi di impianti e alcune fonti energetiche non siano più finanziabili con strumenti green.
Se in senso assoluto l'approccio della Tassonomia è quindi coerente col percorso da intraprendere, definendo l'obiettivo finale a cui tendere, da un punto di vista pratico l'immediata esclusione di investimenti nel settore del gas naturale e in ambiti correlati, insieme all'impossibilità di finanziare con Green Bond alcune tecnologie finora considerate utili per la transizione energetica e sostenibili per l'ambiente, sembrano implicare un salto tecnologico immediato e poco praticabile. Tra le tecnologie non più considerate finanziabili con Green Bond, infatti, vi sono i Waste to Energy (WtE), gli impianti di teleriscaldamento alimentati da WtE e gli impianti di produzione di energia ad alto rendimento, e tutto ciò che appartiene al settore del gas naturale, inclusi alcuni impianti di biometano.

Si pensi, poi, al differente sviluppo tecnologico dei Paesi europei e dei territori dei Paesi stessi: favorire un progressivo allineamento verso gli obiettivi ambientali implica compiere un percorso che non lasci indietro nessuno, e che sia credibile e solidale nella sua realizzazione. Deve essere premiato e incentivato il miglioramento verso la transizione energetica e il progetto deve tener conto delle situazioni di partenza di ogni Paese. Inoltre, è importante che il percorso sia pianificato correttamente e soprattutto incentivato adeguatamente.
In sintesi, eliminare alcune tecnologie o alcuni tipi di investimenti potrebbe non determinare nel processo di cambiamento virtuoso “una spinta gentile” verso il cambiamento – come affermato anche dal premio Nobel per l'Economia Richard Thaler – ma potrebbe, anzi, renderlo particolarmente sfidante o addirittura irrealizzabile per alcuni.

Luca Moroni è Direttore Centrale Amministrazione, Finanza e Controllo del Gruppo Hera

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