2 gennaio 2020 - 11:45

Ibrahimovic-Milan, inizia la nuova avventura 2.0: «Sono tornato a casa, farò di nuovo saltare San Siro»

Lo svedese è arrivato a Linate alle 11.30 di giovedì con un aereo privato che lo ha portato a Milano dalla Svezia, dove aveva trascorso le vacanze. Ora in corso le visite

di Carlos Passerini

Ibrahimovic-Milan, inizia la nuova avventura 2.0: «Sono tornato a casa, farò di nuovo saltare San Siro»
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Show doveva essere, show è stato. Code, cori, slogan, sciarpe e magliette rossonere alzate al cielo con un orgoglio e un entusiasmo che non si vedevano da un pezzo, selfie e dirette web, salti e balli, euforia collettiva.

Sarà anche un po’ un’operazione nostalgia, vedremo quale sarà poi l’impatto sul campo, ma va detto che mediaticamente è già un successone: da anni l’universo Milan non veniva attraversato da una scossa elettrica del genere. Adrenalina pura, una sgasata da vecchio Diavolo. La scena clou, iconica, alla Galliani per intenderci, è stato Boban che a Linate in versione vigile urbano chiedeva gentilmente alla folla in delirio di spostarsi per far passare l’auto. Un’accoglienza da rockstar, quale Zlatan Ibrahimovic in fondo continua a essere, anche adesso che ha 38 anni, anzi forse ancor più adesso che ne ha 38.

Sarà anche un po’ un’operazione nostalgia, vedremo quale sarà poi l’impatto sul campo, ma va detto che mediaticamente è già un successone: da anni l’universo Milan non veniva attraversato da una scossa elettrica del genere. Adrenalina pura, una sgasata da vecchio Diavolo. La scena clou, iconica, alla Galliani per intenderci, è stato Boban che a Linate in versione vigile urbano chiedeva gentilmente alla folla in delirio di spostarsi per far passare l’auto. Un’accoglienza da rockstar, quale Zlatan Ibrahimovic in fondo continua a essere, anche adesso che ha 38 anni, anzi forse ancor più adesso che ne ha 38.

Lui non si è tirato indietro e ha fatto la sua parte, rilasciando alle telecamere di Milan Tv la prima dichiarazione di guerra: «Finalmente sono qua, questa è casa mia, aspettatemi a San Siro per farlo saltare come prima, voglio aiutare il Milan». Non è uno slogan di marketing, assicura chi lo conosce davvero, chi gli sta vicino. Zlatan sa di rischiare pure lui parecchio, in questa storia. Sa che questa è la sfida più complessa e insidiosa della sua carriera. Ecco perché la sua motivazione è massima. Non è un caso che già ieri pomeriggio, dopo aver apposto la firma su un contratto da sei mesi a 3,5 milioni di euro, sia andato a Milanello per una prima seduta di allenamento non programmata. Da solo, in palestra, per 45 minuti. In attesa di incontrare oggi pomeriggio per la prima volta i nuovi compagni, sul campo.

Prima però, alle 10, sarà il momento dell’attesa conferenza stampa di presentazione a Casa Milan. Altro giro, altro show, c’è da giurarci. Intanto si è risolto il mistero del numero di maglia: avrà il 21 («L’hanno scelto i miei figli»). Il 9 resterà sulle spalle di Piatek, sempre che il polacco non venga piazzato altrove. Difficile: non c’è la coda. Dovesse restare, non è affatto da scartare l’ipotesi di vederlo in campo accanto allo svedese, in un sistema a due punte. Pioli sta studiando le varie soluzioni. La più calda è però un tridente con Ibra al centro e Leao a sinistra. Nelle idee di proprietà e dirigenza, Zlatan può essere un portentoso acceleratore di crescita per il portoghesino. Vedremo. Di certo ci vorrà ancora qualche giorno di rodaggio, ma forse meno di quello che si pensava. Non gioca da oltre due mesi, vero, ma è in forma, è tirato, sta bene. E anche i test effettuati ieri lo hanno confermato. Vuole a tutti i costi essere disponibile già per la Samp a San Siro, all’Epifania. Per trasmettere subito al Diavolo la sua leadership, la sua voglia, la sua rabbia. Anche se dovesse restare in panchina — visto che il giorno più probabile per il suo debutto è il 15 in Coppa Italia con la Spal — sarà un altro show: mancano quattro giorni e sono già stati venduti 50mila biglietti. Eccolo, l’effetto Ibra.

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