Eravamo Pinocchio, oggi siamo Geppetto

Eravamo Pinocchio, oggi siamo Geppetto

Che commozione, Geppetto-Benigni che corre dietro a Pinocchio con un senso di umana inadeguatezza, padre apprensivo e fragile, mosso da una passione trepidante per un figlio a cui cerca di dare disperatamente una direzione, un ordine, un significato. Un padre che vuole proteggere il figlio ma che vorrebbe anche esserne protetto, perché l’umanità in carne e ossa (non quella di legno che è la materia prima che forma il corpo di un figlio senza madre, di un bambino che non è venuto fuori dal ventre di una donna) abita un mondo che ha perduto il dono della semplicità.

Che commozione, un padre inquieto e insicuro come noi, noi che ci rispecchiamo nel Geppetto disegnato da Matteo Garrone in questa nuova versione di Pinocchio. In quell’altra lettura del capolavoro di Collodi, il film meraviglioso di Luigi Comencini, tutto era spostato sulle avventure del burattino che diventa uomo crescendo e maturando con la Fata Turchina e il Gatto e la Volpe, con Lucignolo e le lusinghe del Paese dei Balocchi: era il romanzo di formazione dell’italiano, Pinocchio come lo voleva il suo artefice Collodi e che Comencini aveva rielaborato in una nuova forma artistica.

   O almeno così lo ricordo io, che ero Pinocchio quando il film di Comencini uscì e sono Geppetto in questa nuova versione di Garrone. Ero il figlio che avrei dovuto diventare e che mio padre Geppetto avrebbe dovuto forgiare, mentre adesso sono il padre che non sa bene se è riuscito ad esserlo con compiutezza e forza come invece era stato il suo, pur con tanto dolore e mille conflitti.

Il padre che vive le angosce di chi ha paura di non essere stato all’altezza, che insegue Pinocchio per cercare di dirgli in extremis le cose importanti che non era riuscito a dirgli prima. E allora forse Pinocchio non è un testo unico e immodificabile ma è quello che Umberto Eco avrebbe definito «opera aperta», lo specchio di ciò che sei, prima il figlio che si getta con sventatezza nelle avventure della vita e poi, qualche decennio e molti patimenti e delusioni alle spalle, il padre che si interroga, che si macera e che come Geppetto-Benigni corre con affanno dietro a Pinocchio, cercando di indicargli una strada che nemmeno lui sa se è quella giusta.

29 dicembre 2019, 19:11 - modifica il 29 dicembre 2019 | 19:13

Editoriali e commenti di oggi