28 dicembre 2019 - 16:06

Aerei, si dimette l’ad di Kenya Airways: «I dipendenti rubano di tutto, anche gli pneumatici»

Sebastian Mikosz lascia dopo meno di due anni la compagnia in difficoltà finanziaria: «Per trattare con i sindacati sono quasi diventato un alcolizzato»

di Leonard Berberi

Aerei, si dimette l'ad di Kenya Airways: «I dipendenti rubano di tutto, anche gli pneumatici»
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Quando Sebastian Mikosz ha visto le immagini delle telecamere di sicurezza si è convinto che non aveva più senso andare avanti. Mentre lui era stato chiamato dalla Polonia a salvare Kenya Airways, la compagnia di bandiera dello Stato africano, decine di dipendenti portavano via di tutto dagli hangar. Le gomme (delle auto di servizio e persino degli aerei), i pezzi di ricambio, centinaia di litri di carburante, materiale da ufficio. «Gli pneumatici li ho rintracciati in un negozio, erano in vendita», ha spiegato Mikosz, ormai ex amministratore delegato del vettore, al gruppo mediatico locale Smart Company. «Quando ho chiesto l’origine mi hanno detto in modo sfacciato che provenivano da Kenya Airways».

Dalla Polonia all’Africa

Mikosz, laureato in Francia all’Istituto di studi politici e con un master in Economia e finanza, è stato al vertice della compagnia polacca Lot. Le sue doti di «ristrutturatore» lo hanno portato a Nairobi nel giugno 2017 a cercare di salvare Kenya Airways — per il 48,9% del governo, ma con una quota del 7,8% del gruppo Air France-Klm —, membro dell’alleanza dei cieli SkyTeam (la stessa di Delta Air Lines e di Alitalia). È anche uno dei vettori principali dell’Africa assieme a Ethiopian Airlines ed Egyptair. E però da tempo non se la passa bene. Secondo i documenti finanziari consultati dal Corriere nel 2018 contava 41 aerei (compresi 9 nuovi Boeing 787 Dreamliner) e 3.900 dipendenti. Ha trasportato 4,8 milioni di passeggeri ricavando un miliardo di euro. Ma alla fine ha concluso con perdite nette per 67 milioni di euro.

Sebastian Mikosz, ex amministratore delegato di Kenya Airways (foto da Twitter) Sebastian Mikosz, ex amministratore delegato di Kenya Airways (foto da Twitter)

«Nemici interni»

Un rosso che Mikosz avrebbe dovuto azzerare. Ma nel maggio 2019 il manager — che parla anche inglese, francese e russo e ha guadagnato circa un milione di euro da quando ha assunto l’incarico — ha annunciato le dimissioni «per motivi personali». «Il più grande nemico quando stai ristrutturando non è all’esterno — commenta Mikosz —. Non sono nemmeno spaventato dal ruolo di Emirates. Quello che mi intimorisce sono gli ostacoli interni». Come, appunto, i dipendenti sorpresi a rubare i beni della compagnia aerea. Mikosz ha anche tentato di licenziarli, ma i giudici locali gliel’hanno negato.

Accuse reciproche

È una gara di accuse reciproche. Mikosz sostiene che ha cercato di semplificare e ridurre il numero dei fornitori e girare il proprio staff per evitare che i dipendenti diventassero troppo «amici» del personale esterno, riducendo così i rischi di corruzione o collusione. Alcuni dirigenti africani di Kenya Airways, invece, accusano Mikosz di aver instaurato un board di soli europei. L’ex ad polacco aggiunge che a rendergli complicata la vita sono stati anche i sindacati. «Durante le trattative con loro ho bevuto così tante bottiglie di whisky che sono diventato quasi un alcolizzato», sottolinea.

Il nuovo capo

Mikosz ne ha da dire anche per i piloti che — secondo lui — ricevono alcuni benefit anche quando non è previsto (per esempio quando non dormono fuori base)e incentivi alla produttività «anche se non volano». «I cittadini del Kenya ci hanno dato quasi 700 milioni di euro di prestito e io pago questi ragazzi più di quanto guadagnano i loro colleghi di British Airways e alla fine di tutto io sono quello cattivo?», si chiede l’ex amministratore delegato. Un documento confidenziale depositato alla Commissione trasporti del Parlamento del Kenya la scorsa primavera calcola che nel 2018 un comandante del vettore è stato pagato 14.200 euro al mese, un primo ufficiale 8 mila. Dal 1° gennaio 2020 al vertice di Kenya Airways arriverà Allan Kilavuka, capo di Jambojet, sussidiaria low cost del vettore africano.

lberberi@corriere.it

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