24 dicembre 2019 12:41

Ci risiamo. Che film ho visto nel 2019 che mi voglio portare dietro? Quest’anno mi sembra di averne visti più del solito e sarà complicato sceglierne dieci. Mi aiuterà la memoria, nel senso che me ne dimenticherò più di uno. Quasi dimenticavo: rigorosamente personale e in ordine sparso.

Suspiria. Partiamo dai classici. Ci vuole coraggio a tirare fuori dall’armadio certi oggetti. Guadagnino è andato oltre: il suo Suspiria ti seppellisce di roba, dai mennoniti alla banda Baader Meinhof, dalle streghe alla danza, anzi al Tanztheater. Grande soddisfazione, quasi senza importunare Dario Argento e il genere horror.

Vice. Se Michael Moore ha vinto la Palma d’oro con il suo documentario sull’11 settembre, che fare con la geniale commedia di Adam McKay su Dick Cheney? Gli intitoliamo direttamente la Croisette?

La favorita. Per tanti motivi, ma soprattutto perché c’è una delle mie attrici preferite – Rachel Weisz – in un ruolo magnifico di fiera e vittoriosa perdente.

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C’era una volta a… Hollywood. Era parecchio che non mi divertivo così tanto con un film di Tarantino. The hateful eight? No, preferisco questo, grazie.

Us. Noi. Il film di Jordan Peele, come Watchmen di Damon Lindelof, fa pensare che la storia degli Stati Uniti è diversa da quella “ufficiale”, raccontata dallo strapotere economico e militare. E fa venire voglia di conoscere quella vissuta da chi è stato emarginato, schiacciato, massacrato, seppellito. Us, proprio come Watchmen, lo fa nuotando nel mare della cultura pop, uno degli strumenti più efficaci di quello strapotere.

Joker. Moriremo tutti in un cinecomic. Già ci viviamo, se ancora non era chiaro… That’s life.

Atlantique. Si dice che il futuro dell’umanità dipende dall’Africa. Il film di Mati Diop, per quanto devastante e cupamente luminoso, riesce a dare comunque qualche speranza. Lunga vita a Mati Diop e al suo cinema. Uno dei film più originali degli ultimi anni.

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Parasite. Quello di Bong John-ho è un film che sfugge a normali classificazioni. Un film totale.

Le choc du futur. Nota personale: c’entrano Parigi e la musica elettronica. Il film di Marc Collin, visto al Festival di Torino (che fa piacere nominare in un “best of”), mi ha fatto venire un po’ di nostalgia. C’entrano sicuramente Parigi e la musica elettronica.

Il pianeta in mare. Il documentario di Andrea Segre racconta una comunità che sta scomparendo. Nella parabola di Marghera, luogo delle grandi promesse del boom mai mantenute, s’intravede quella di un mondo lanciato verso l’oblio.

Buon 2020 a tutti.

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