Comitato bondholder

Gli obbligazionisti Astaldi perdono anche l’avvocato

Lo studio Legance rimette il mandato per evitare conflitti con le banche

di Morya Longo

(IMAGOECONOMICA)

3' di lettura

La fortuna non sembra essere l’alleata migliore degli obbligazionisti riuniti nel Comitato Bondholders Astaldi. Non solo l’ex presidente di questo comitato è scappato qualche mese fa con 300mila euro che i risparmiatori avevano già versato per la loro tutela legale.

Ma ora gli obbligazionisti vengono abbandonati dallo studio legale Legance, a cui il Comitato si era affidato in questa difficile battaglia, che ha rimesso il mandato. Sebbene l’avvocato di Legance che seguiva il caso, Daniele Geronzi, assicuri che «si è trattato di un divorzio consensuale e amichevole», alla vigilia di Natale questo non era proprio il miglior regalo che gli obbligazionisti potessero desiderare.

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Il Comitato bondholder era nato dopo il default di Astaldi per tutelare i risparmiatori che avevano comprato le obbligazioni del gruppo di costruzioni finito in Concordato. Attualmente aderiscono circa 350 risparmiatori, che hanno in totale bond Astaldi per un controvalore di 70 milioni di euro. Ma non si può dire che questa iniziativa sia stata assistita dalla Dea bendata fino ad oggi.

La prima disavventura risale a maggio, quando l’allora presidente del Comitato, Nicholas Johnson, è scappato con la cassa dell’associazione. Da allora è partita un’inchiesta penale, che nel frattempo si è chiusa: il Comitato confida in un rinvio a giudizio per potersi costituire parte civile. Nel frattempo intende avviare anche un’azione legale contro Bancoposta («La banca dove Johnson ha distratto i nostri fondi» si legge in una lettera inviata dal Comitato agli associati). La seconda disavventura (che potrebbe però portare effetti positivi per gli obbligazionisti) è più recente, quando la Procura è entrata a gamba tesa nel Concordato di Astaldi con un’indagine che vede indagati l’ex attestatore Corrado Gatti e due ex Commissari (Stefano Ambrosini e Francesco Rocchi). Un terremoto che ha riguardato la Procedura e non il Comitato, ma che può avere riflessi anche sugli obbligazionisti.

In un contesto già complesso, è arrivata l’ultima sorpresa: lo studio Legance, a cui il Comitato si appoggiava, ha rimesso il mandato. Nella lettera agli associati, il Comitato ha spiegato la decisione così: «Legance non è disponibile ad assisterci in iniziative che li metterebbero in conflitto con altri dei loro clienti (le grandi banche) e ci hanno quindi chiesto di rivolgerci a un altro studio legale». Il Comitato sta già vagliando un paio di studi, ma resta comunque la “scottatura” di aver pagato lo studio Legance (60mila euro già versati, mentre altri 50 sono spariti insieme alla cassa con il vecchio presidente) e di trovarsi ora a cercare un nuovo avvocato.

L’avvocato Geronzi, di Legance, ha spiegato che «le iniziative che il Comitato sta intraprendendo si discostano dal mandato originario». Se all’inizio la richiesta era di assistere gli obbligazionisti nel solo Concordato, ora l’idea è invece di intraprendere una strategia più ampia che dimostri che il Concordato viola la «par condicio» tra i creditori, perché ne avvantaggia alcuni (le banche) e ne svantaggia altri (gli obbligazionisti). Per questo il Comitato intende assoldare un professionista che faccia una “contro-attestazione”. Strategia che metterebbe in imbarazzo Legance, che in altri contesti ha tra i clienti le stesse banche coinvolte nel caso Astaldi.

Ma la battaglia va avanti. «L’11 gennaio ci sarà la nostra assemblea - spiega Stefania Pensabene, nuovo presidente del Comitato -. Noi saremmo felici se anche le altre associazioni a tutela dei risparmiatori unissero le forze, perché questa è una partita che si vince insieme». Il ramoscello di ulivo, per ricompattare gli obbligazionisti, è lanciato. Chissà che lo spirito del Natale non faccia la sua parte. Ovvio: Dea bendata permettendo.

Per approfondire:
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