Il 55% degli italiani è convinto che il Paese abbia bisogno di essere guidato da un leader forte e un altro 19% (+7% rispetto al 2008) sostiene che in alcune circostanze un regime autoritario possa essere preferibile al sistema democratico. È quanto emerge dall’ultima indagine dedicata al rapporto fra “Gli Italiani e lo Stato”, curata da Demos per Repubblica, da cui emerge un certo distacco dei cittadini nei confronti delle istituzioni accompagnato da una perdita di fiducia nella politica che si tramuta però in un crescente voglia di partecipazione e adesione ai movimenti di protesta. Per il 35% degli intervistati infatti, il Parlamento è sempre meno necessario e solo 9 italiani su 100 dicono di aver fiducia nei partiti, con addirittura 4 persone su 10 che disconoscono del tutto la loro funzione, convinti che la democrazia possa farne a meno. Se il 53% degli intervistati è ancora dell’idea che servano “dei politici competenti per prendere le decisioni in un mondo complesso”, il 45% auspica invece una democrazia auto-rappresentativa sul modello svizzero, nella quale sono i cittadini a prendere le decisioni attraverso i referendum. E se a decidere non possono essere tutti, in molti accettano l’idea che a decidere sia uno soltanto, con un 14% che non vede molta differenza tra un sistema politico democratico piuttosto che autoritario.

A ispirare maggiore fiducia negli italiani sono le forze dell’ordine che in 10 anni – dal 2009 ad oggi – sono passate dal 71 al 73% delle preferenze degli italiani, seguite poi dal Papa (-12 punti percentuali) e dal presidente della Repubblica che è passato dal 70% dei consensi di Napolitano nel 2009 all’attuale 55% di Mattarella. Conquistano più fiducia da parte dei cittadini invece la scuola e la sanità, ma nel complesso, gli indici di soddisfazione dei servizi pubblici e privati appaiono stabili, con una leggera tendenza all’aumento perché se il pubblico non entusiasma, il privato non prende piede: l’idea di lasciargli maggiore spazio nella sanità o nella scuola resta patrimonio di una minoranza. A chiudere la classifica ci sono i partiti, che riescono a conquistare la fiducia solo di 9 italiani su 100: non sembra avere effetti la recente approvazione della legge sul taglio dei parlamentari che ha riscosso invece grande successo: quasi 9 italiani su 10 hanno detto di apprezzarla, con giudizi largamente positivi in maniera trasversale, dal 79% dei sostenitori del Pd al 93% di quelli orientati verso Fratelli d’Italia.

Un’insoddisfazione nei confronti delle istituzioni e dell’attuale politica che ha portato, rileva Demos, ad un aumento della partecipazione e delle protesta di piazza per questioni di interesse comune. In particolare nella sua indagine l’Osservatorio mette in evidenza il crescente coinvolgimento dei cittadini in manifestazioni “contro” qualcosa: nel 2016 vi aveva partecipato il 14%, oggi è il 23%. Si veda ad esempio il successo delle recenti manifestazioni delle “Sardine” lanciate da Mattia Santori e degli scioperi globali per il clima, i “Fridays for Future” di Greta Thunberg: tre cittadini su quattro (76%) si dicono positivamente orientati verso l’attivismo promosso dalla giovanissima svedese. Quasi la metà (45%) invece per quello del giovane bolognese. Gli scioperi per il clima hanno visto la partecipazione dell’8% degli intervistati e registrano un 68% di consensi da parte di persone che si dicono d’accordo pur non avendovi preso parte, contro un 21% che non ha partecipato e non ne condivide i principi; mentre invece il 6% dice di esser sceso in piazza con le “Sardine”, con un 39% che le appoggia pur senza essere sceso in campo. Sul piano degli orientamenti politici entrambi i movimenti richiamano i cittadini più vicini ai partiti della sinistra o al movimento grillino. Molto meno coloro che si riconoscono nelle posizioni della destra. In crescita è anche la diffusione dell’adesione a petizioni (37%) attraverso piattaforme online.

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