Ragazze investite a Roma, alla guida il figlio Pietro Genovese
È Pietro Genovese, il figlio del regista Paolo, il ragazzo di 20 anni alla guida della Renault Koleos che ha investito e ucciso Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann, entrambe 16 anni, studentesse al liceo linguistico De Sanctis di Roma. Era passata la mezzanotte e le due ragazze, compagne di banco e vicine di casa, stavano tornando a casa insieme, di corsa. Arrivate all’altezza di corso Francia, al semaforo prima del ponte, all'incrocio con la via Flaminia Vecchia e con una rampa di accesso all’Olimpica, trovano il rosso ma decidono di passare lo stesso: scavalcano il guard rail e, tenendosi per mano, corrono attraversando la strada a tre corsie. Su quella centrale, un’auto le vede e riesce a fermarsi, anche se la strada è bagnata dalla pioggia. Ma sulla terza viaggiava la Renault Koleos che, approfittando del verde, stava accelerando e ha colpito in pieno le due ragazze. Altre tre automobili, almeno, passano sui loro corpi.
Dalla Renault, che si è fermata, scende Pietro Genovese: era diretto al Treebar, poco distante da lì. Ex rugbista, ex studente del Mameli, è sceso subito dall’auto, disperato, in lacrime. Non è riuscito a darsi pace quando ha saputo che per le ragazze non c’era più nulla da fare. Una pattuglia di carabinieri ha portato Pietro al Policlinico Umberto I per i controlli: il ventenne è risultato positivo sia al test sul consumo di stupefacenti che a quello sull’alcol, ma forse davvero di poco. Per il momento l’accusa è di duplice omicidio stradale, che in teoria potrebbe portare a una condanna di 18 anni.
«Il dolore per Gaia e Camilla e per i loro genitori è insopportabile. Siamo una famiglia distrutta, è una tragedia immensa che ci porteremo dentro per sempre», ha spiegato all’Ansa il regista Paolo Genovese. Emma, la sorella di Pietro, su Instagram. in un lungo post chiede di non giudicare il fratello e «di capire prima come è andata la dinamica invece di puntare il dito». Intanto, sul web, si moltiplicano i messaggi di solidarietà alla famiglia del regista e di cordoglio a quelle delle due ragazze. «Ho pensato a quante strade di notte e di giorno ho attraversato, a 16 anni, correndo per mano con l’amica del cuore, con il cuore in gola perchè era tardi oppure ridendo come sempre per tutto e per niente. Perchè a 16 anni neanche lo sai che si muore», scrive un utente su Twitter. Un altro: «È facile sputare sentenze. A 16 o a 20 di cazzate grosse ne abbiamo fatte tutti. Se siamo vivi o senza morti sulla coscienza non è merito nostro».
Nel 2018, in Italia, sono stati 612, circa due al giorno, i pedoni morti sulle strade italiane: un incremento del 2% rispetto al 2017 e del 7,4% rispetto al 2016, secondo i dati dell'Osservatorio Asaps, l'Associazione Sostenitori ed Amici della Polizia Stradale. I feriti sono stati 20.700: 9.465 uomini e 11.235 donne. La città che ha registrato il maggior numero di decessi è risultata proprio Roma, con 59 vittime, dieci in più rispetto alle 49 del 2017.
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