Le infrastrutture erano una spina nel fianco del governo M5s-Lega. E sempre le infrastrutture restano un problema per il Conte 2 costituito da M5s e centrosinistra. La maggioranza si divide sulla norma del decreto Milleproroghe – approvato salvo intese dal consiglio dei ministri – che punisce i concessionari delle autostrade inadempienti e apre all’affidamento temporaneo ad Anas. Un testo avversato da Italia Viva con tutte le voci più autorevoli, dal leader Matteo Renzi al capodelegazione al governo, la ministra Teresa Bellanova. Ma che per il M5s “pone le basi per la revoca delle concessioni” e per il capo politico dei Cinquestelle Luigi Di Maio è una “battaglia di civiltà“. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, un po’ in mezzo a queste due posizioni opposte, ha sottolineato che “non vanno fatti giudizi sommari o colpi di mano o pregiudizi verso chi gestisce le autostrade”, ma “uno Stato più forte non è uno scandalo”. Il testo approvato dal governo, dunque, è “un atto che rende più forte la dimensione pubblica nei confronti dei concessionari”. Ma Di Maio in serata va oltre: “Che sia chiaro: bisogna avviare un percorso che ci porti alla revoca delle concessioni autostradali”. E “chi si oppone a tutto questo di sicuro non fa il bene del Paese. Sono sicuro che anche in questa occasione il governo, con grande senso di responsabilità, darà dimostrazione di compattezza”. Il messaggio è lanciato in particolare nella direzione di Renzi che oggi a Repubblica tra le altre cose ha detto che “non siamo al governo per approvare le leggi scandalose dei grillini”.

Nel frattempo l’Ansa dà conto di una nuova bozza del Milleproroghe in cui resta la parte sull’affidamento temporaneo ad Anas in caso di revoca, decadenza o risoluzione di concessioni di strade o di autostrade, ma è più sintetica la parte sul ‘dare-avere’ in caso di estinzione della concessione per inadempimento. Scompare il riferimento esplicito “al risarcimento dei danni”. Il nuovo testo prevede che qualora lo stop derivi da inadempimento, al concessionario spetti, tra l’altro, “il valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamenti“, anche “in sostituzione delle eventuali clausole convenzionali difformi, anche se approvate per legge, da intendersi come nulle”. Nel testo non compare la parte relativa alle conseguenze dell’estinzione che non sia legata a inadempimento del concessionario.

Da settimane dal governo si annuncia l’imminenza della presentazione dei risultati del lavoro di revisione delle concessioni autostradali. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva più volte detto che sarebbe stata “a breve”. Ma è arrivata prima la norma nel Milleproroghe che ha anticipato la discussione non facile in un governo in cui ci sono anime diverse tra loro. Conte, Zingaretti e lo stesso Di Maio continuano a dire che nell’esecutivo serve compattezza, ma il controcanto è quasi sempre dei renziani che fanno pesare sempre la loro necessaria presenza nelle Aule del Parlamento. Ed è a loro che si riferisce Di Maio nel suo post di facebook: “Ho notato – scrive – che qualcuno continua a lamentarsi della norma sulle concessioni autostradali”. La linea del M5s è chiara, spiega il ministro degli Esteri: “Bisogna avviare un percorso che ci porti alla revoca delle concessioni autostradali. Non dimentichiamoci che questa gente si è arricchita con i soldi dei cittadini, dimenticandosi però di fare manutenzione a ponti e strade. Per noi questa è una battaglia di civiltà, perché serve giustizia per le vittime del ponte Morandi. E chi si oppone a tutto questo di sicuro non fa il bene del Paese. Sono sicuro che anche in questa occasione il governo, con grande senso di responsabilità, darà dimostrazione di compattezza”.

Ma lo stesso Zingaretti, intervistato a Mezz’ora in più, su Rai3, ha risposto di non credere che la norma nel Milleproroghe sia un primo passo verso la revoca. Tuttavia sottolinea che si tratta di “un atto che rende più forte la dimensione pubblica nei confronti dei concessionari, perché sono diversi e non uno solo. Non vanno fatti giudizi sommari o colpi di mano o pregiudizi verso chi gestisce le autostrade, non solo la più famosa di cui sempre si parla. Siamo contro qualsiasi persecuzione, ma uno Stato più forte non è uno scandalo”. “Una revoca – conclude il segretario del Pd – sarebbe talmente traumatica che ci dovrebbero essere motivi talmente evidenti da dover essere tutti d’accordo. A quanto si sa c’è una verifica su tutte le concessioni”, quella di cui ha sempre parlato la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli

Italia Viva ne fa un problema di metodo, ma non solo. La ministra Teresa Bellanova parlando al Corriere della Sera dice che è “forse più che di debolezza parlerei di furbizie, condite però di inesperienza e a tratti anche di faciloneria. Noi ci limitiamo a farlo presente. E a chiedere che di tutti i provvedimenti venga discusso il merito, perché ne va del bene del Paese”. Di conseguenza, ripete, “prima leggeremo il testo definitivo, che ancora non abbiamo e che non a caso è salvo intese. Se mantiene la stessa ratio, ovvero una norma-appiglio per consentire revoche indiscriminate, con il rischio di sancire definitivamente l’inaffidabilità del Paese, noi diremo no”. I deputati renziani in commissione Trasporti, Luciano Nobili e Raffaella Paita ribadiscono: “Italia Viva trova incredibile il modo con cui il tema delle possibili revoche delle concessioni è stato surrettiziamente introdotto nella bozza del decreto Milleproroghe. Non è solo il contenitore ad essere del tutto inadeguato. È il pressapochismo ad essere inaccettabile”. “Noi non sappiamo ancora come il governo intenda affrontare la questione aperta con Aspi. Abbiamo letto di diverse ipotesi: revoca, caducazione, revisione e ristrutturazione radicale della concessione. Ci volete finalmente dire come volete affrontare questo argomento così importante?”. Parole che assomigliano a quelle della capogruppo di Forza Italia alla Camera Mariastella Gelmini: “Se si deve discutere delle concessioni autostradali lo si faccia nelle sedi opportune, con provvedimenti idonei e coinvolgendo il Parlamento”.

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