Gratteri a Sky Tg24: “Certo che ho paura, ma la cosa importante è addomesticarla”. VIDEO

Cronaca

Il procuratore di Catanzaro dopo il maxi blitz che ha azzerato le cosche del Vibonese: “La ‘ndrangheta ha occupato gli spazi lasciati aperti dalla politica”. E sulla riforma della prescrizione: “Sono contrario, ma facciamola partire per accelerare i tempi dei processi”

“Certo che ho paura, ma la cosa importante è addomesticare la paura, parlare con la morte, per ragionarci, così non si perde il controllo della situazione”. Parole di amara consapevolezza quelle pronunciate dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, intervistato da Maria Latella a Sky TG24 (VIDEO), a proposito delle diverse minacce ricevute negli anni. Le dichiarazioni del procuratore arrivano pochi giorni dopo il maxi blitz che ha portato all’arresto di 334 persone tra politici, avvocati, commercialisti, funzionari infedeli dello Stato e massoni. Un’operazione che ha azzerato le cosche della zona di Vibo Valentia, “la più grande dopo il maxi processo di Palermo” , ha detto lo stesso Gratteri (SEQUESTRATO PIZZINO DEGLI AFFILIATI - L'OPERAZIONE ANTICIPATA DI 24 ORE). Che ha aggiunto: “La politica negli ultimi vent’anni si è indebolita tantissimo, lasciando aperti spazi di interlocuzione sociale che sono stati occupati dalla ‘ndrangheta”. Poi una riflessione anche sulla riforma della prescrizione: “Come principio sono contrario, ma ormai facciamola partire così questo costringerà il legislatore a fare le modifiche per accelerare i tempi dei processi”.

Politici assenti, i mafiosi ne approfittano

Sulla mafia, Gratteri ha spiegato che “mediamente un politico è presente sul territorio sei o sette mesi prima delle elezioni, poi magari il giorno dopo il voto cambia anche numero di telefono. Il capomafia invece è presente sul territorio 365 giorni l’anno: dà risposte sbagliate e drogate di sottosviluppo, dipendenza e schiavismo, ma dà risposte in territori dove la disoccupazione a volte sfiora anche il 50%”. Per Gratteri è quindi “la disperazione che spesso porta a rivolgersi alla ‘ndrangheta”. E la responsabilità, ha proseguito il magistrato, “è di tutti noi, che forse avremmo dovuto e dovremmo fare molto di più rispetto a quello che facciamo, ma principalmente della politica, di chi amministra, di chi progetta, di chi programma il futuro di una regione o di una nazione”. Il procuratore ha spiegato che “la strategia della 'ndrangheta di fare accordi con le istituzioni risale al al 1970”, quando fu permessa “la doppia affiliazione alla ‘ndrangheta e alla massoneria deviata”. “Questo è stato il grande salto di qualità che le ha consentito di avere rapporti con uomini delle istituzioni e con quadri della pubblica amministrazione - ha proseguito - mentre magistrati, giornalisti, storici, professori universitari e la politica continuavano a raccontare di una mafia stracciona di pastori”.

“Ho paura, ma l’ho addomesticata”

Gratteri nel corso dell'intervista ha confessato anche di temere talvolta per la propria incolumità, ma di aver fatto una scelta. “Ho fatto una scelta precisa nel 1989, quando hanno sparato a casa della mia fidanzata e poi la notte l'hanno chiamata per dirle che avrebbe sposato un uomo morto”. Il pm di Catanzaro ha raccontato di aver subito “molte minacce” e di aver evitato diversi attentati nel corso degli anni. “Ma questo - ha ribadito - non mi ha fatto cambiare idea. Credo fermamente nel lavoro che faccio, mi emoziona ancora e penso di fare qualcosa per questa terra, per la nazione. E come me la stragrande maggioranza dei miei colleghi e delle forze dell'ordine: abbiamo un alto senso dello Stato”.

“Far partire la legge sulla prescrizione”

Gratteri, inoltre, si è detto contrario alla legge - che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio - che blocca la decorrenza dei termini di prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Ma ha spiegato però che, a questo punto, conviene che entri in vigore, in modo da sollecitare processi più brevi. “Facciamola partire  così con le pressioni delle Camere penali e dell'opinione pubblica si costringerà la politica a fare le modifiche che servono per velocizzare i processi, di modo che non si rimanga appesi per anni in attesa di un processo. La prescrizione è una sorta di ghigliottina” (VIDEO).

“Io Guardasigilli? Ho una rivoluzione in testa”

Alla domanda su cosa avrebbe fatto se fosse stato nominato lui stesso ministro della Giustizia, il magistrato ha detto: "Sicuramente avrei smontato e rimontato quello che ritengo non funzioni in Italia: avrei cambiato i codici nel rispetto della Costituzione, avrei cambiato la geografia giudiziaria, perché ancora oggi ci sono posti dove ci sono molti magistrati e altri dove mancano. Avrei fatto molte cose, ho una rivoluzione in testa". Ma, ha specificato, "per adesso sono il felice procuratore di Catanzaro". E ha raccontato le novità da lui stesso apportate nella procura calabrese. "Quando sono arrivato a Catanzaro, il 16 maggio 2016 - ha detto - qua era uno stagno. I miei colleghi, giovani brillanti, erano tristi, l'ufficio disorganizzato, la polizia giudiziaria non aveva entusiasmo". "Non ho fatto altro che smontare il mio ufficio, anche fisicamente, cambiando di stanza ai magistrati e alle cancellerie per fare sinergia, per impostare l'ufficio come fosse un'azienda. Anche la polizia giudiziaria l'ho smontata tutta. Ho viaggiato col cappello in mano a Roma a chiedere uomini, mezzi e qualità", ha raccontato. "Ho presentato un'idea, sono stato creduto e mi hanno mandato gente di qualità. Ecco i risultati”, ha precisato. 

La polemica con i quotidiani

Tornando sul tema dell'operazione contro la 'ndrangheta nel Vibonese, rinominata Rinascita Scott, il magistrato ha commentato anche le scelte di alcuni giornali che non avrebbero dato il risalto appropriato all'accaduto. "I giornali nazionali hanno boicottato la notizia”, ha detto ricordando che “il Corriere della Sera ha portato la notizia in 20esima pagina, Repubblica e La Stampa verso la 15-16esima, mentre Il Fatto quotidiano l'ha riportata in prima pagina, come Avvenire e il Manifesto. Il perché non lo so, andrebbe chiesto ai direttori dei giornali. Fossi stato il proprietario di questi giornali mi sarei preoccupato, avrei chiesto. Mi auguro sia stata una svista, sicuramente è stato un 'buco' dal punto di vista giornalistico”.

“Certo che ho paura, ma la cosa importante è addomesticare la paura, parlare con la morte, per ragionarci, così non si perde il controllo della situazione”.
“Certo che ho paura, ma la cosa importante è addomesticare la paura, parlare con la morte, per ragionarci, così non si perde il controllo della situazione”.
“Certo che ho paura, ma la cosa importante è addomesticare la paura, parlare con la morte, per ragionarci, così non si perde il controllo della situazione”.
“Certo che ho paura, ma la cosa importante è addomesticare la paura, parlare con la morte, per ragionarci, così non si perde il controllo della situazione”.

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