Il #MeToo? Zanardo: «In Italia non è mai stato pop»

Negli Stati Uniti Harvey Weinstein è vicino al patteggiamento con le sue accusatrici per 25 milioni di dollari. Il #MeToo in America è ancora forte. Da noi non lo è mai stato. Ci spiega perché l'attivista Lorella Zanardo.
Il MeToo Zanardo «In Italia non è mai stato pop»

Harvey Weinstein ha patteggiato un accordo con le sue accusatrici per 25 milioni di dollari. Negli Stati Uniti e nel resto del mondo la notizia ha raccolto la rabbia del movimento #MeToo. Su tutte è apparsa in tutta la sua forza la protesta di Emily Ratajkowski. La modella e attrice americana si è presentata sul red carpet con un esplicito insulto disegnato sul braccio e indirizzato all’ex produttore cinematografico. «È accusato di molestie sessuali e di stupro, non dovrà ammettere azioni illecite o pagare di tasca sua».

Questo sentimento di ingiustizia non sembra essere arrivato in Italia, come non è arrivato molto del movimento #MeToo. Casi sporadici di denunce nel mondo dello spettacolo, non forti e continuativi come all’estero, e mai presi in seria considerazione. Poche manifestazioni popolari.

«Perché succede questo? Bisogna partire dalla differenza fra media italiani e media stranieri» dice Lorella Zanardo, non una femminista storica, ma una donna che ha fatto la manager in grandi aziende internazionali e al suo rientro in Italia ha visto con occhi diversi la situazione delle donne. Lo ha descritto nel documentario Il corpo delle donne e ha portato la sua testimonianza, soprattutto nelle scuole, come attivista e consulente.

«In Italia il tema della pari autorevolezza fra uomini e donne non è un tema “pop”, nel senso di popolare. Non è mai tema fondante nell’agenda politica. Negli Usa invece era popolare, anche fra gli uomini, dire che facevano parte del #MeToo. In Italia era rappresentato da poche donne acculturate o molto combattive, invece tutte le donne dovrebbero occuparsi di diritti con orgoglio».

Non a caso il nostro paese è settantesimo nella classifica sul gender gap. È forse mancato in Italia un passaggio di consegne fra chi ha lottato per i diritti delle donne, anche con il movimento femminista, e la generazione successiva che non si è accorta che i diritti non sono per sempre e bisogna lottare per mantenerli. Il velo cade quando le ragazze, sempre prime della classe, si trovano a essere pagate il 20% in meno dei colleghi oppure sono sole a gestire i figli.

Secondo Lorella Zanardo non si può parlare di questi temi poi senza parlare dei media e in particolare dei modelli che ha portato la televisione commerciale, soprattutto in Italia. «Quei modelli, per cui bastava essere belle per avere successo, hanno permeato la società e a questo si aggiunge il mancato passaggio della cultura dei diritti delle donne. Un mio post su Facebook in cui raccontavo di un aperitivo da sola ha raccolto un milione e mezzo di visualizzazioni con commenti che raccontavano di come le donne non l’avrebbero fatto e troppe volte ho sentito dire, organizzando un’uscita le parole: “Chiedo a mio marito”».

Il #MeToo e il tema dei diritti delle donne deve diventare interessante per le donne, prima di tutto. La via per molti esperti è quella della scuola perché i diritti non si imparano a cinquant’anni. «Mancano i modelli di donne normali che lavorano, non serve che sia Rita Levi Montalcini, serve rendere popolare il femminismo e fare in modo che le donne siano autonome anche dal punto di vista economico».

LEGGI ANCHE

Emily Ratajkowski, al fianco delle donne (e contro Harvey Weinstein)

LEGGI ANCHE

Adesso tocca agli uomini

LEGGI ANCHE

L'eroina del #MeToo cinese ottiene la prima vittoria legale del movimento

LEGGI ANCHE

Il Ceo di McDonald’s si dimette per un flirt. Ecco perché in Italia non succede